Coming out vs Outing: tutta questione di filosofia
La volontà è ciò che, secondo molti antichi filosofi, caratterizza l’essere umano. “Cogito ergo sum” (Cartesio): penso quindi sono; sono capace di pensare a ciò che voglio ed è per questo che esito. Eppure, molti altri filosofi ci dicono che la volontà non governa la nostra vita, accadono moltissimi fatti che esulano da ciò che desideriamo e che non possiamo fare altro che accettare, stoicamente. È proprio dallo stoicismo che deriva la massima “Non devi cercare che le cose vadano a modo tuo, ma volere che vadano così come vanno, e ciò sarà bene” (Epitteto). Perché parliamo di filosofia? Perché la differenza tra la volontà e lo stoicismo che permette l’accettazione dell’ineluttabile è ciò che distingue il coming out dall’outing. In che senso? Il coming out è l’azione volontaria e attiva di dichiarare il proprio orientamento sessuale, è la volontà; l’outing è il subire la rivelazione del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere da altre persone in modo indipendente dalla nostra volontà. Perché accomunare l’outing allo stoicismo, all’accettazione dell’ineluttabile, alla serenità nell’accettare che qualcosa non può essere controllato?
Coming out e outing…quali le conseguenze?
Il coming out può avvenire a seguito di un percorso di accettazione che ha tempistiche e modalità del tutto individuali. Può essere una scelta molto combattuta che però spesso riesce a sollevare chi la compie. Può, ma le cose non vanno sempre così. Moltissime persone infatti vivono il coming out con totale naturalezza e semplicità, trattando la propria omosessualità come una propria caratteristica come qualsiasi altra: “Mamma sarò un medico…Papà voglio studiare un semestre all’estero… Famiglia, vorrei presentarvi il mio primo ragazzo!”. Il coming out, quindi, comporta un percorso che può essere più o meno sofferto, che dipende anche da come si pensa che le persone care lo accoglieranno. Per quanto riguarda l’outing, al contrario, è molto più probabile che la persona che lo subisce abbia delle conseguenze psicologiche complesse. Non è difficile immaginare il motivo, tutti noi sappiamo bene che le cose che subiamo e su cui non abbiamo potere ci fanno soffrire: ci sentiamo impotenti, sentiamo un sentimento di ingiustizia, forse proviamo rabbia. Facile dire “accetta le cose così come vengono, non cercare di controllare ciò che non puoi” ma ritrovarsi davanti al fatto compiuto è tutt’altra storia, la nostra mentalità moderna è del tutto lontana da questo tipo di pensiero filosofico. È proprio questo il motivo per cui spesso si soffre a seguito dell’outing e in generale si soffre quando le cose sfuggono al nostro controllo, quando qualcuno tradisce la nostra fiducia. Inoltre, è importante evidenziare che le persone che subiscono outing spesso non sono ancora “out” e quindi non hanno ancora fatto coming out con le persone care o in ambiente lavorativo. Ciò comporta che, spesso, non hanno ancora accettato del tutto la propria diversità in ambito sessuale: sentire svelato questo aspetto di sé ancora così doloroso può fare davvero molto male.
Come possono intrecciarsi coming out e outing?
Ciò che forse è più interessante della volontà di controllo è che quando questa blocca altre nostre volontà, porta a frenare le nostre azioni e i nostri desideri. Per esempio: quando la paura dell’outing, cioè che ci accada qualcosa che sfugge al nostro controllo, ci impedisce di fare coming out, di fatto la paura che ci venga a mancare il controllo ci fa perdere il controllo su noi stessi. Non è raro, infatti, che una persona sia effettivamente motivata a fare coming out, abbia il desiderio di farlo, ma la paura che da questo possa derivare l’outing la blocca. Si instaura un circolo vizioso per cui la paura dell’incontrollabile ci toglie il controllo sulle nostre libere scelte, sulle nostre decisioni, esponendoci di fatto a quello stesso incontrollabile di cui avevamo inizialmente paura. Secondo Seneca le persone: “Perdono il giorno in attesa della notte, la notte per timore del giorno”; questi principi filosofici lontani da noi millenni sono tutt’oggi molto calzanti per spiegare le dinamiche della mente umana. Non a caso, una delle terapie psicologiche più diffuse per il trattamento dell’ansia, un disturbo spesso connesso a outing e coming out, è la CBT cioè una tipologia di psicoterapia cognitivo comportamentale utilizzata nel nostro centro psicologico, che trova le sue origini proprio in queste teorizzazioni.