I comportamenti sessuali
a rischio sono più
frequenti negli omosessuali?

I comportamenti sessuali: il piacere può essere un rischio. 

Nella vita quotidiana sono tanti i rischi a cui siamo esposti per la nostra salute, alcuni fanno più paura di altri quindi li teniamo maggiormente sotto controllo. Tra questi rischi, ad esempio, si può pensare a quello di incidente stradale, di incorrere in gravi malattie o di essere coinvolti in attacchi terroristici. Chiaramente, la probabilità di incorrere in tali eventi varia molto, eppure il rischio percepito non corrisponde proporzionalmente alla probabilità che si verifichi (ad eventi più probabili come un incidente stradale non si abbina una percezione più grave del rischio). Uno dei rischi più sottovalutati dall’opinione pubblica e di conseguenza dalle singole persone riguarda il comportamento sessuale. Pensando alla sessualità, si pensa spesso a qualcosa di piacevole e gratificante e poco vengono in mente a primo impatto i rischi connessi. Ciò a cui ci si riferisce quando si parla di comportamenti sessuali a rischio è proprio il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. I comportamenti sessuali a rischio sono un “tema caldo” oggi, in particolare per alcuni gruppi di persone: per gli adolescenti, alle prime prese con le tematiche del sesso e i rischi connessi e per gli uomini omosessuali. Per lunghissimo tempo, infatti, l’AIDS è stata associata quasi esclusivamente agli uomini gay e ai tossicodipendenti. In effetti il rischio di contrarre la malattia tra queste persone era nel passato molto alto (all’inizio degli anni ‘80 ci fu una vera e propria epidemia!): a causa della poca conoscenza della malattia e in particolare delle modalità di trasmissione spesso le persone non adottavano le giuste precauzioni.

 

Gli uomini gay sono più a rischio?

Nonostante le informazioni rispetto alla prevenzione siano maggiormente diffuse di un tempo, i comportamenti sessuali a rischio sono molto frequenti nella popolazione sessualmente attiva di persone omosessuali, di uomini in particolare. Come mai? Esistono diverse MST che differiscono per modalità di contagio, manifestazioni e sintomi; possono, tuttavia, essere contratte da chiunque, indipendentemente dall’identità di genere. Perché, allora, dovrebbero dipendere dall’orientamento sessuale? Il rischio di contagio è maggiore per gli uomini gay poiché, in effetti, alcuni studi hanno evidenziato che essi tendono ad avere relazioni sessuali con vari partner più frequentemente sia rispetto alle persone eterosessuali che rispetto alle donne omosessuali, per cui si espongono con maggiore probabilità al rischio di contagio. 

Per proteggersi dalle MST l’unico modo efficace è l’utilizzo di protezioni di barriera: il profilattico protegge dalla maggior parte delle infezioni ma non viene sempre utilizzato. Il motivo di ciò è relativamente comprensibile pensando a coppie stabili di uomini che, non avendo il rischio di gravidanze indesiderate e sentendosi “sicuri” del partner in salute non sentono la necessità di usare il profilattico. Pensando invece a uomini gay sessualmente attivi che non hanno una relazione stabile e che incontrano quindi diversi partner sessuali (che a loro volta possono averne avuti degli altri) le probabilità di contagio, effettivamente, sono più elevate. 

 

Conoscenza e consapevolezza: le armi migliori 

Una possibile spiegazione del fenomeno è ciò che in psicologia viene definito bias del falso consenso: si tende a sovrastimare il numero di persone che si comportano in linea al proprio comportamento per giustificare di fatto le proprie azioni e “non sentirsi in colpa”. Il meccanismo diventa quindi: “nessuno usa il preservativo, è normale ed ovvio che neanche io lo usi”. 

Un’altra possibilità che spinge a fare sesso non protetto è il gusto per il rischio, ritenuto eccitante, così come la percezione di fidarsi totalmente dell’altro. In poche parole, la pratica del barebacking, cioè praticare sesso anale senza protezione, alimenta per alcuni l’eroticismo della sessualità aumentando l’eccitazione legata all’ignoto. Il sesso non protetto in tali casi è quindi valorizzato e associato a libertà, spensieratezza e divertimento. In alcuni casi, le persone possono assumere dei farmaci prima o dopo il rapporto non protetto, come la PREP, per minimizzare il rischio di contrarre l’HIV. A complicare la situazione, c’è un ulteriore elemento: le persone sieropositive, essendo state per lunghissimo tempo stigmatizzate e discriminate, hanno spessissimo vergogna a rivelare la loro sieropositività, specie a partner sessuali occasionali che non conoscono bene e con cui non si sentono in reale intimità, quindi acconsentono a volte a rapporti non protetti pur di non “essere scoperti”. Il rischio maggiore è chiaramente quello di venire contagiati ed essere sieropositivi senza esserne a conoscenza, mettendo così a rischio la propria salute (poiché non si assumono i farmaci necessari) e l’incolumità di altre persone. Chiaramente i rischi sono sì maggiori per uomini omosessuali, ma non sono assenti per il resto delle persone: per le donne la malattia più diffusa negli ultimi 5 anni è la candida, anche loro (sia etero che omosessuali) sono esposte al rischio di HIV (che non è prerogativa degli uomini omosessuali come purtroppo ancora oggi moltissime persone pensano) così come di gonorrea, sifilide, herpes genitale etc. L’arma migliore contro i comportamenti sessuali a rischio è la conoscenza e la consapevolezza, possibile solo tramite la prevenzione e la giusta informazione, da veicolare tramite l’educazione sessuale già da giovanissimi, quando si inizia a scoprire la sessualità.

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