Quali sono i vantaggi di
un luogo di lavoro inclusivo?

Vantaggi di un luogo di lavoro inclusivo per i lavoratori

Un luogo di lavoro inclusivo è un luogo di lavoro in cui tutte le differenze tra le persone sono valorizzate, ciascuno partecipa agli obiettivi organizzativi in modo attivo, sentendosi parte importante dell’organizzazioneÈ dimostrato da varie ricerche che l’inclusività comporta vari vantaggi, a vari livelli. Il primo e forse più importante è il benessere dei lavoratori. Il diversity management e l’inclusion infatti diventa una vera e propria filosofia per le aziende, l’etica che porta ad avere un’attenzione ai singoli, alle persone, al loro talento e ai loro bisogni. Il lavoratore che si trova in un ambiente inclusivo, infatti, si sente riconosciuto, si sente parte dell’azienda e si rispecchia in essa e nella sua mission. 

Il senso di identificazione è estremamente importante, è ciò che permette di lavorare con piacere e non, invece, di vedere le mansioni come dei semplici compiti da svolgere, come degli obblighi. Una persona che fa quello che fa, all’interno dell’azienda, perché ci crede, perché sente che è importante farlo e perché sente di aver contribuito a decidere cosa è importante fare, lo farà molto meglio di una persona che deve farlo perché è il suo lavoro, perché è un obbligo. 

Questa distinzione è quella che in psicologia viene definita distinzione tra motivazione estrinseca ed intrinseca: è dimostrato che un fattore motivante molto più efficace è la motivazione intrinseca, che proviene dall’interno di noi stessi; al contrario i fattori motivanti estrinseci (come la retribuzione, lo stipendio), sono sì motivazioni che funzionano, ma solo nel breve termine e che portano a performance inferiori. Un lavoratore che si ritrova in un ambiente aziendale di cui condivide obiettivi e valori e in cui si sente riconosciuto, grazie alla filosofia di inclusion, sarà indubbiamente un lavoratore con maggiore motivazione intrinseca. 

 

Vantaggi di un luogo di lavoro inclusivo per l’azienda

Il secondo vantaggio è diretta conseguenza del primo: un lavoratore felice, un lavoratore che sta bene dentro l’azienda lavorerà meglio e con più energie, avrà quindi una performance migliore. L’azienda quindi aumenterà i suoi profitti. L’inclusion e il diversity management, non a caso, nascono consapevoli del potenziale economico che valorizzare la diversità ha; questo vantaggio è quindi il più scontato. Non è altrettanto scontato però, che non solo il lavoratore in sé come singolo lavorerà meglio, ma di riflesso lo farà come parte dell’organizzazione, lavorerà meglio in gruppo. 

Il lavoro in team è ormai essenziale in moltissime realtà lavorative; per poter lavorare efficacemente in team non è sufficiente che ogni singolo lavoratore lavori bene da solo, deve lavorare bene in squadra. Come interviene l’inclusion in questo? Come si diceva, ogni lavoratore si sentirà rispecchiato dalla sua azienda, si sentirà una parte attiva e importante per l’organizzazione, sentirà che il suo contributo ha davvero un valore. Questo è essenziale per lavorare in team; inoltre, valorizzando la diversità si verranno a creare per forza di cose team eterogenei, anche questo da inserire nella lista dei vantaggi. 

Dei team variegati, infatti, sono sicuramente dei team più creativi, più produttivi, poiché ogni singolo apporterà un contributo significativo che può derivare dalla sua unicità. Se ci si trova, invece, in una squadra di persone “tutte uguali”, con lo stesso background e con le stesse idee, i risultati possibili a cui giungere saranno meno, la creatività sarà diminuita. È come avere una tavolozza di colori: se i colori sono tutti della stessa gamma cromatica, il risultato finale non può che essere univoco e simile ai colori di partenza; se i colori sono tutti diversi tra loro i vari incontri e mescolanze porteranno a infinite sfumature diverse di colori diversi. 

 

Vantaggi di un luogo di lavoro inclusivo per i consumatori

Il terzo vantaggio da evidenziare è, di nuovo, consequenziale ai primi due: benessere dei lavoratori implica una performance migliore, questa implica migliori profitti per l’azienda, dati anche dalla possibilità di lavorare efficacemente in team eterogenei, che l’ambiente di lavoro inclusivo offre; l’eterogeneità dei team di lavoro a sua volta implica un’ulteriore vantaggio, questa volta individuabile nella soddisfazione dei consumatori: i consumatori si sentono capiti, rispecchiati, il prodotto è costruito su misura per loro perché è costruito da persone che, proprio come nella realtà comune e quotidiana, essendo diverse tra loro possono cogliere varie sfaccettature. 

Lew Platt, CEO del colosso dell’informatica HP, già nel ’98 disse: “il luogo di lavoro inclusivo ci permette di essere come i clienti, di capirli e comunicare con loro comprendendone i bisogni”. Questo è ciò che viene definito “mirroring”, rispecchiamento: proprio come il lavoratore che rispecchiandosi nell’azienda e nei suoi obiettivi si sente parte attiva e “importante”, il cliente che si rispecchia nel prodotto offerto sentirà di aver avuto una parte importante nella sua messa a punto, sentirà che quel prodotto è stato creato per lui, come un abito sartoriale cucito su misura (si parla, non a caso, di prodotto “tailor made”).  Inutile specificare che la soddisfazione del cliente è l’obiettivo migliore a cui l’azienda può aspirare sul mercato, perché creerà una fidelizzazione del consumatore che, sentendosi compreso dal marchio (o meglio rendendosi conto di essere compreso dalle persone che stanno dietro il marchio) difficilmente lo abbandonerà.

Diversity Management

Perché nasce il diversity management 

Il diversity management nasce nel contesto statunitense negli anni ’80-’90 del secolo scorso quando, alcune importanti aziende, iniziarono a rendersi conto di tutto il potenziale che andava sprecato a causa della discriminazione di persone appartenenti a delle minoranze sociali.  Nasce infatti nel contesto delle risorse umane e ha come obiettivo di “gestire” la diversità delle persone per poterne valorizzare le capacità e le risorse intrinseche, riconoscendo il valore di ogni singola persona proprio nel fatto che è diversa dalle altre. Bisogna puntualizzare come, il diversity management si sviluppi a partire dalla pratica dell’equal employment opportunity (EEO), anche questa presente negli USA negli stessi anni. 

Il diversity management nasce infatti per “sopperire” ad alcune mancanze delle EEO che sebbene avessero il nobile intento di favorire l’uguaglianza, o meglio l’equità, per tutti i lavoratori, a livello pratico erano molto poco attrattive per le aziende se non addirittura degli ostacoli. Le EEO hanno infatti due caratteristiche molto importanti: la loro adozione è imposta per legge; la loro giustificazione non considera l’aspetto economico. 

Al contrario, il diversity management è adottato dalle aziende su base volontaria infatti esistono le così dette “soft law”, dei provvedimenti non coercitivi, che si limitano a incentivare le imprese ad adottare pratiche inclusive rispetto alle minoranze (come la “strategia nazionale LGBT” che le aziende Italiane hanno adottato nel 2012), ma le aziende non sono obbligate ad alcune pratiche di equal employment. Al contrario, scelgono di sposare volontariamente il diversity management. Lo scelgono anche, e forse specialmente, in ragione del secondo punto: a differenza delle EEO, il diversity management trova giustificazione sul piano economico, nasce cioè con l’obiettivo, tra gli altri, di ottenere dei vantaggi economici.

Quali sono i vantaggi del diversity management?

Il diversity management, il considerare la diversità dei singoli un valore all’interno delle aziende, nasce da esigenze esterne. Infatti, i cambiamenti demografici della società del mondo moderno, dati da moltissimi fattori tra cui in primis la globalizzazione, portano ad un’eterogeneità della popolazione nelle nazioni più sviluppate e hanno imposto alle aziende di riconoscere che la forza lavoro è molto più variegata rispetto al passato. Da quella che è quindi una necessità imposta da fattori “incontrollabili”, le aziende americane hanno per prime ricavato un’opportunità di business: valorizzare la differenza per aumentare i profitti. Questo è forse il vantaggio maggiore dell’adottare il diversity management, ma non il solo. Il vantaggio è per i lavoratori, che sentendosi riconosciuti nella loro individualità e potenzialità, sperimentano una maggiore soddisfazione lavorativa e, di conseguenza, vivono il contesto lavorativo in modo molto positivo e sereno andando quindi a incidere positivamente sulla produttività

Le aziende, conseguentemente, ne ricavano vantaggi economici: grazie al clima aziendale che riescono a creare e grazie al benessere dei propri lavoratori aumentano il loro fatturato. Il vantaggio per le aziende non è solo economico di per sé, è anche reputazionale: incentrandosi sul diversity management infatti si sposa una vera e propria filosofia, un’etica nei confronti dei lavoratori e del loro benessere, diventando così attrattivi sul mercato sia per i lavoratori sia per la clientela.  L’ultimo vantaggio, chiaramente interconnesso agli altri, è del mercato in generale e quindi del mondo lavorativo. Il mercato è molto dinamico, deve adattarsi alle epoche e ai cambiamenti storici e sociali; ciò che è stato fatto con il diversity management ha permesso al mondo del lavoro di adattarsi alle persone di oggi e alle loro esigenze, non imponendo al contrario alle persone di doversi adattare al lavoro. Questo modello è, infatti, diventato un esempio per moltissimi altri paesi che nel corso degli anni lo hanno adottato, chi più velocemente, chi meno.   In conclusione, è importante formulare una riflessione. Il diversity management si focalizza sull’individuo, trascurando però un aspetto molto importante: l’individuo è immerso, e fa parte, del gruppo aziendale. Risulta necessario un terzo step, dopo le EEO e il diversity management, che possa tener conto sia della complessità dell’individuo, sia del fatto che fa parte di un gruppo, sia delle necessità economiche aziendali.